4 ottobre 2016 – San Francesco

Gorizia, città di tante Chiese troppo vuote: questa l’immagine, desolante, presentata spesso con troppa superficialità e poca analisi.

Quanto rumore sul silenzio del vuoto!

Gorizia, 4 ottobre: la Chiesa dei Cappuccini è gremita di fedeli e non è domenica. San Francesco riesce a riempire quel vuoto anche un martedì di 800 anni dopo.

Ma quanto silenzio può fare il rumore dei tamburi!

Paolo e il suo Gruppo Tamburini risvegliano l’animo sopito di una città un po’ stanca.

L’assessore Silvana Romano, accompagnato da fra’ Lorenzo Zampiva, guardiano del Convento, li segue fino alla statua di San Francesco, nel piazzale antistante la Chiesa.

Ai piedi del Santo viene deposto l’omaggio floreale e, tutt’intorno, c’è anche la città.

È uscita, questa città incanutita, è uscita dalla Chiesa per rientrarvi, poco dopo, seguendo i tamburini, le autorità civili e religiose formando, con esse, la città.

Per la prima volta, dopo tanti anni, questa città si sente parte presente di una celebrazione che viveva sempre più da spettatrice assente.

Tacciono i tamburi, giunti davanti all’altare, entra in scena, suonando, il Coro “San Marco” di Mossa.
C’è emozione tra i fedeli quando fa il suo ingresso il Vescovo emerito, mons. Dino De Antoni, preceduto da una decina di sacerdoti e dai Frati Cappuccini.

C’è emozione tra i francescani al momento del rinnovo della professione nel Primo e nel Terz’Ordine.

C’è emozione quando, al termine della celebrazione, l’assessore Romano, sempre accompagnata dal superiore della Chiesa di Santa Maria Assunta, prega il Santo d’Assisi affidandogli la città di Gorizia.
È gioia, al termine della Santa Messa, quando fra’ Lorenzo, in segno di ringraziamento, invita tutti, ma proprio tutti, a festeggiare insieme nel Salone San Francesco.

È gioia, intorno alle tavolate imbandite, attorno alle quali religiosi e laici, francescani ed autorità, suonatori e cantori, si ritrovano tutti insieme, in unità.

È gioia, quella stessa gioia che muoveva San Francesco sulle strade del Mondo per portare a tutti il Vangelo, semplicemente vivendolo.

Non lasciamo che le Chiese, inevitabilmente, tornino a mostrare i loro banchi puliti e spogli anche nel giorno della settimana caro al Signore.

Non lasciamo che l’emozione e la gioia di questo giorno vengano inesorabilmente sepolte da strati di disillusione e tristezza.

Non lasciamo che il silenzio scenda sul rumore dei tamburi e sul suono della musica, ora che la Festa è finita.

Silvia Scialandrone, OFS Fraternità di Gorizia