Cena francescana medievale 21/06/2025

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L’appetito vien mangiando

Il proverbio (dal latino proverbium) è una massima che contiene norme, giudizi, dettami o consigli espressi in maniera sintetica, molto spesso in metafora e in rima, desunti dall’esperienza comune. Ogni lingua (compresa quella italiana) evolve e ciò comporta che certe forme ed espressioni assurgano a nuovo rilievo ed altre, come i proverbi, si ritrovino nella penombra, sul bordo scivoloso del dimenticatoio. Oggi forti della tecnica, della scienza e di tutta la conoscenza ed il progresso vorremmo arrogarci il diritto di riscrivere la storia, di cancellare – come fossero una bozza redatta a matita – avvenimenti, idee, episodi che non ci stanno più bene, come se tutto ciò che siamo oggi, singolarmente e come società, non fosse il risultato di una concatenazione di fatti, decisioni, dolori e gioie susseguitesi nel corso degli anni, decenni e secoli. Purtroppo anche dei proverbi, secondo il mio modesto parere, scrigno di esperienza spicciola e molto pratica, non se ne apprezza più, come meriterebbero, il valore e l’utilità. 

Ma, non tutte le ciambelle riescono con il buco e, di conseguenza, non è tutto oro ciò che luccica, ovvero ci sono le pecore nere o grigie anche tra i proverbi… o, perlomeno, ve ne sono anche di quelli ambigui quale “chi fa da sé, fa per tre” che però è controbilanciato da l’”Unione fa la forza” perché si sa che quando ci sono più “teste” coinvolte, la quadratura del cerchio potrebbe risultare molto più ostica, ma Francesco ha insegnato che con l’umiltà e l’apertura fraterna verso gli altri si trasforma il confronto in un tesoro di idee, opportunità, nonché forgiatura del proprio carattere.

 Tutta questa introduzione, oltre che per levarmi qualche sassolino dalle scarpe, anche per accordarmi con le note, le risate, i sorrisi, lo “sferragliare” di mandibole ed i sapori e profumi che ancora aleggiano e riecheggiano nel chiostro del convento dei Cappuccini di Gorizia. 

Primo giorno d’estate. Solstizio. Ado esagerando festeggia nello stesso giorno un altro anno di vita  e, nella ricorrenza di  San Luigi Gonzaga, pure l’onomastico assieme al nostro Padre Spirituale fra Luigi. Ecco! Il Guardiano, nonché factotum, ovvero colui che ha dato fuoco alle polveri, colui che ha innescato la scintilla nel cilindro del motore che nel giro di alcuni mesi ci ha portato al traguardo della cena medievale francescana in favore della mensa dei poveri: “Il dado è tratto!” Ora, a parte la genesi dell’evento, non vi posso descrivere il percorso e le mille tappe che hanno scandito il cammino per arrivare alla cena, un po’ perché vi tedierei oltre l’ammissibile (a proposito c’è ancora qualcuno che sta leggendo?) e soprattutto perché sono stato tra i privilegiati che si sono goduti la cena praticamente senza faticare… o quasi. Il nostro Consiglio invece ha sudato le fatidiche sette camicie coadiuvato dal citato fra Luigi e, sulle ali di GO2025, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo arrivando ad organizzare questo evento che anche il Vescovo, nonostante gli impegni, ha voluto onorare e per il quale ha speso parole di vivo apprezzamento, chiedendo addirittura di brevettarne “il format”. 

Sera del 21 giugno 2025. I tavoli e le panche sono in attesa di ricevere i commensali come le sorelle ed i fratelli OFS di Gorizia che sfoggiano, per l’occasione, vesti medievali di vari disegni e colori tutti particolari e belli. Ad adornare i tavoli vi sono i tondi (sottopiatti) con il disegno del tau frutto del lavoro di  Monica. Lei, quale provetto Geppetto,  ha dato vita a queste pregevoli opere, partendo da un inanimato ed anonimo tronco di ciliegio che il buon Roberto ha fatto tagliare a mo’ di salame, suscitando peraltro le ire funeste delle segherie di mezzo Friuli perché la durezza del legno provocava la rottura dei macchinari…pace e bene! 

Con buon anticipo arrivano i primi partecipanti…l’attesa e la fame sono grandi. Ancor più il desiderio di assaporare i piatti dello chef stellato (che si è prestato insieme all’aiuto chef a svolgere la sua opera senza alcun compenso) accompagnati dai migliori vini del Collio/Brda procurati da Roberto che ha bussato alle cantine del territorio ricevendo un generoso numero di bottiglie. Ma penso  che il motivo principale della partecipazione sia l’unire al dilettevole l’utile di un’opera buona (leggasi offerta per la mensa dei poveri) e gustare prima che con il palato,  con gli occhi quanto preparato in questa splendida location. Accolti e sistemati tutti gli astanti alla cena, si parte con il servizio di camerieri svolto da una parte della Fraternità e le portate, molto apprezzate dai convitati, sono contornate da piacevoli ed interessanti aneddoti su San Francesco narrati dal nostro fra Luigi. Raffaella, Roberto e Ado con grande maestria sono incaricati della mescita dei pregiati vini. Anche nella giornata più lunga dell’anno il sole, forse un po’ a malincuore, deve lasciare spazio alla sera e prima che nella volta celeste rispendano luna e stelle, si accendono le luci che avevamo  allungato strategicamente e funzionalmente sopra i tavoli e che suggestivamente illuminano tutto il chiostro, avendo come punto focale il pozzo centrale anche esso risaltante nell’oscurità grazie alle lucine saggiamente sistemate su di esso. 

I piatti si susseguono e le sorelle ed i fratelli si impegnano nel servizio ai tavoli in ordine non esattamente svizzero, ma diciamo più creativo…il risultato comunque è ottimo. Il cinghiale è stato, scusate il francesismo, “spazzolato” e siamo giunti al momento dell’asta dei vini. Dopo l’introduzione formale del sommelier, entra in campo Mosè che come uno showman consumato, dà verve al momento strappando risate ai presenti e infiammando i rilanci per l’aggiudicazione delle preziose bottiglie…tutto concorre al bene! Ai vincitori oltre all’ambito vino, anche una targa bilingue sempre realizzata dalla onnipresente Monica.

Si conclude con il dolce nomen omen “Perfetta Letizia” su vassoi lignei (realizzati da voi sapete chi…) si può ben dire ciliegina sulla torta di una serata inedita ma nella quale tutte le tessere pazientemente intagliate nei mesi precedenti si sono composte a formare un mosaico rilucente di volontà, pazienza, caparbietà, umiltà, ingegno e tante altre cose, soprattutto un’opera buona…ovvero aiutati, che Dio ti aiuta. Grazie a chi ha avuto la capacità ed il coraggio di spiccare il salto per estrarre quest’idea dal libro dei sogni e ci ha creduto, a Silvia che di fronte a progetti praticamente irrealizzabili dice candidamente “possiamo farlo” – un po’ come Walt Disney che affermava che “Se lo puoi sognare, lo puoi fare” – ma poi ci si mette in prima persona con il suo essere multitasking, onnipresente ed instancabile. Grazie a Raffaella, Roberto per la loro grande dedizione all’evento e grazie al Consiglio e a tutta la Fraternità perché ognuno con i propri talenti ha portato il proprio mattoncino alla costruzione di questo evento, meglio festa … riuscitissima.

Come le rose, le quali adornano il chiostro donando ancora splendidi fiori nonostante il caldo e la mancanza di pioggia – quasi a sfidare le leggi della biologia -, analogamente il bocciolo che è fiorito quest’anno grazie soprattutto all’”ebbrezza” che GO2025 ha provocato nel nostro Consiglio, se l’intuito non mi inganna, darà vita ad un nuovo evento permanente come successo per l’Incontro davanti al Presepe ed alla via Crucis transfrontaliera. Ai posteri l’ardua sentenza…

Similmente ad un orologio i cui ingranaggi sono perfettamente sincronizzati e coordinati, la Fraternità in stile dolce di cui sopra e spirito di collaborazione si fa in tre, forse quattro o addirittura cinque perché c’è chi saluta, si può ben dire calorosamente, gli ospiti donando il predetto tondo con un arrivederci al prossimo incontro, c’è chi entra nella catena di montaggio del lavaggio dei piatti capeggiata da Paulette che si potrebbe soprannominare “lavastoviglie umana”, c’è chi libera i tavoli e chi procede allo smontaggio ed alla loro sistemazione.

Al termine anche le sorelle ed i fratelli hanno qualcosa da gustare seduti al tavolo ancora montato, il clima fraterno fa apprezzare ancora più l’atmosfera e seppur stanchi si è felici di poter dire “C’ero anch’io” alla prima di questa inedita esperienza così pregnante di valore e significato.

Le luci che sospese ci illuminano con dolcezza e ci invitano timidamente  a guardare verso l’alto nel firmamento e fare proprio il verso di Francesco “Laudato sii, o mio Signore per sora Luna e le Stelle: in cielo le hai formate limpide, belle e preziose”.

 E’ prezioso è questo momento, presto le luci si spegneranno, ma il ricordo, la meraviglia per qualcosa che insieme abbiamo fatto di piccolo nella sua grandezza resterà vivo in noi.

Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile, e all’improvviso si sorprenderete a fare l’impossibile!

Paolo Tavano, Fraternità di Gorizia

L’invito

In un sabato sera d’inizio estate, venite nel chiostro del convento!

Animata da qualche frate e servita dai terziari, sotto il firmamento,

una cena francescana medievale, della Mensa dei poveri a favore,

offerta da uno chef internazionale, stellata la cucina e pure il core,

avrà luogo per volere del priore nella Capitale della cultura europea.

Prenotatevi, in due giorni, in quattro ore, per il più grande evento di Contea!

Cena francescana medievale 21/06/2025
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Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2025 – © RIPRODUZIONE RISERVATA