Via Crucis francescana transfrontaliera 17/03/2024

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«17/03/2024 – Un semino di pace in questa terra sempre in bilico», di Luciano, OFS Gorizia
«18/03/2024 – «Stessa fede, stesso cuore, stessi sentimenti», di Silvia, OFS Gorizia»
09/03/2024 – “Rabdomanti” assetati di pace, di Paolo, OFS Gorizia
Locandina

17/03/2024 – «Un semino di pace in questa terra sempre in bilico», di Luciano, OFS Gorizia

Nel pomeriggio di domenica 17 marzo un gruppo di circa 80 persone, tra cui alcuni ragazzi delle Cresime di Nova Gorica e una bambina della scuola primaria di Gorizia, hanno voluto partecipare alla Via Crucis Transfrontaliera organizzata dell’Ordine Francescano Secolare di Gorizia e Nova Gorica. I fedeli, guidati dal Vescovo di Gorizia, hanno seguito un percorso che, partendo dalla Mensa dei Poveri posta a fianco della chiesa di Santa Maria Assunta, si è snodato per le vie cittadine toccando alcuni dei punti che, nel corso dei tempi, sono stati e sono luoghi di sofferenza, per poi salire al Santuario della Kostanjevica. Un modo per mettere un semino di pace in questa terra sempre in bilico.

Un momento di preghiera itinerante, a volte silenziosa, a volte di condivisione e confronto, in ogni caso un’esperienza internazionale di rispetto reciproco.

Luciano Bonavia, OFS Gorizia

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18/03/2024 – «Stessa fede, stesso cuore, stessi sentimenti», di Silvia, OFS Gorizia

Se muori di sete, fai di me la tua fontana.(Mahmood)

Qualche anno ho visto un film “Perfetti sconosciuti”, una commedia italiana che, a differenza di quelle americane, non promette un finale lieto ma scontato. In questa pellicola, durante una cena, alcuni amici accettano, qualcuno con un’iniziale riluttanza, qualcun altro con una maggior spavalderia, un esperimento sociale: mettere i propri cellulari sul tavolo e far sapere a tutti il contenuto di ogni messaggio ed ogni telefonata ricevuti nell’arco della serata. Quello che doveva essere un gioco si rivela una bomba ad orologeria e solo alla fine si scopre che, in realtà, nulla era realmente accaduto perché uno di loro s’era rifiutato di partecipare. Lo stesso che, alla moglie che lo interrogherà sulla sua ostinazione, le risponderà: “Una cosa l’ho imparata: non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti.”

In un altro film, invece, un tubo rotto, un battibecco e un insulto pronunciato da un profugo palestinese ad un libanese cristiano, innescano una spirale di azioni e reazioni che trasformano una questione privata in una faccenda di stato. Si chiama “L’Insulto” ed è un manifesto delle ragioni di un conflitto: fu Gianmarco, il nostro fratello appassionato di storia, a suggercene la visione in fraternità nel 2017, anno d’uscita. Chissà quante guerre sono iniziate così, con un insulto! E quante si sarebbero potute evitare facendo un passo indietro!

Nei pressi della stazione ferroviaria di Nova Gorica, poche settimane fa sono state ritrovate due bombe, una americana ed una inglese.; qualche giorno dopo è stata rinvenuta una terza, un’altra bomba inglese. Il disinnesco è previsto per il 17 marzo.

Quel giorno, una domenica, la quinta di Quaresima, è in programma la terza Via Crucis francescana transfrontaliera organizzata dalle Fraternità di Gorizia e Nova Gorica.

I francescani italiani e sloveni hanno creduto nel Suo sogno e hanno continuato a realizzarlo ancor prima dell’arrivo del nulla osta della Prefettura e della Polizia Locale.

Nessuna Via Crucis è stata semplice: la prima, nel 2022, s’è svolta quando stavamo uscendo dalla pandemia e il percorso è stato più breve per rispettare le restrizioni.

Sulla seconda, quella dello scorso anno, minacciava di piovere; solo dopo l’arrivo sotto il manto della Madonna di Kapela, il cielo ha fatto scendere le prime gocce.

Ma i sogni veri si costruiscono con gli ostacoli. Altrimenti non si trasformano in progetti, ma restano sogni. (Alessandro D’Avenia)

Così, domenica 17 marzo 2024, davanti alla Chiesa dei Cappuccini si ritrovano un centinaio di rabdomanti, assettati di pace per percorrere la via del Calvario e chiedere a Dio la pace per il mondo intero afflitto da oltre 60 conflitti armati.

Tra essi ci sono bambini e ragazzi italiani e sloveni che, insieme alle loro famiglie, portano la croce e leggono le meditazioni scritte da bambini e ragazzi della scuola di Betlemme, e curate dal Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton.

Fra Luigi indossa, sotto il saio marrone, la tunica romana da cicerone presentando sia i luoghi francescani delle due città sia i luoghi della sofferenza presente e passata lungo una sorta di cammino storico/spirituale. Kristina, l’interprete ufficiale, è stata fermata dal ginocchio dolorante e Valentina si fa cireneo traducendo in sloveno.

L’arcivescovo Carlo, insieme a fra Marjan Potočnik dei frati minori di Santa Croce, guida la Via Crucis; Gianmarco intona i canti in italiano mentre Valentina, sempre lei, quelli in sloveno. Mauro, per tutto il percorso, è l’angelo custode dei bambini e della croce.

Don Paolo, l’angelo custode degli ospiti della Casa Circondariale, ci accoglie insieme a quei ragazzi che, oltre le sbarre, sanno che Dio racconta di sé anche attraverso le loro storie, invitando tutti ad un ascolto attento e misericordioso. Su una pergamena legata ad un rametto d’ulivo, i detenuti hanno scritto Mir e Pace, e l’hanno donata a tutti i presenti che alzano gli occhi oltre i muri, il filo spinato e i pregiudizi.

In piazza Sant’Antonio ci scopriamo al centro di un chiostro: nel 1211 sant’Antonio passò a Gorizia e i primi frati si stabilirono in quello che divenne il primo convento del Friuli Venezia Giulia negli anni appena successivi alla morte di san Francesco.

All’inizio di via Rastello, ricordiamo centinaia di migranti, in prevalenza originari di Pakistan e Afghanistan che, nel 2017, trovarono rifugio nelle rigide notti invernali.

A metà di via Rastello v’è la casa natale di Luigi Spina che, insieme al pugliese Domenico Sesta, cercò una via di fuga per liberare il loro compagno di studi Peter Schmidt, rimasto intrappolato insieme alla famiglia nella Berlino Est. I due amici, che studiavano nella Berlino Ovest, scavarono un tunnel di 135 metri nel sottosuolo rischiando la vita per salvare amici e parenti, e facendo fuggire 29 persone nel 1962.

In piazza Vittoria, in sloveno Travnik, ci si ferma sotto la lapide commemorativa che ricorda la rivolta e l’uccisione di undici Tolminotti la notte fra il 23 e il 24 aprile 1714.

Oltre al cancello del carcere, per noi s’è aperto anche il portone del Palazzo costruito nel 1587 dal barone Giovanni Cobenzl e che, dal 1749, è sede arcivescovile. Intorno al pozzo, nel cortile dalla forma quadrangolare, si ringrazia il Signore per il dono di tutti i sacerdoti e i vescovi che durante le fasi più cruente dei conflitti sono rimasti accanto ai loro fedeli. Davanti alla Chiesa di San Giovanni, nell’omonima via, costruita nel 1590 si prega per tutte le donne vittime delle guerre e, passando davanti alla Sinagoga, pochi metri più avanti il ricordo va a un paio di mesi addietro quando, durante la 56° Marcia per la Pace, in un silenzio rotto solo dal rumore della pioggia, si fece memoria degli 80 anni della deportazione della comunità ebraica di Gorizia.

Superato Palazzo Attems, all’incrocio tra via del Santo e via Vaccano si stagliano la facciata della Chiesa di Sant’Antonio Piccolo, chiamata così per distinguerla da quella grande che sta in piazza Sant’Antonio, il suo campanile e il pinnacolo. Lì, dove una volta c’era l’antico cimitero della città, si prega per i frati minori del monastero di Kapela.

Arrivati nella zona più settentrionale della città, davanti alla Scuola Primaria “Fumagalli” non si può non ricordare padre Stanislav Škrabec, il maggiore linguista sloveno vissuto a Kapela per 42 anni e a cui è intitolata la Biblioteca.

Ci si inerpica per via della Cappella dove la pianura diventa salita e l’asfalto un acciottolato di pietra e, lasciato alle spalle il capitello presso cui ci si affida a Maria, Madre di tutti i popoli, si sale verso la Castagnevizza percorrendo il sentiero transfrontaliero inaugurato meno di unno fa, il 16 aprile 2023. Si passa il confine, dove terminava la strada ai tempi della cortina di ferra, un confine che ora non c’è più: solo dei paletti di cemento segnano la fine del territorio italiano e l’inizio di quello sloveno.

Lungo il pendio di quella collinetta, Gesù muore in croce lontano dal rumore delle macchine e dei passi frettolosi delle persone lungo le strade della due città.

Così, in una galleria sotto la Castagnevizza, padre Aleksander Vavpotič, professore di ginnasio, di canto e di musica sacra al Seminario di Gorizia nonché organista, fine predicatore e sensibile confessore, fu ucciso durante la prima guerra mondiale.

Vicino agli ulivi, Gesù viene deposto dalla croce. Nel 2020, per i 68 anni del settimanale Družina, ovvero La Famiglia, don Jože Plut, don Bogdan Vidmar e don David Kraner dissero che in futuro, il settimanale cattolico nato nel 1952 e distintosi per essere voce critica non solo del regime comunista ma anche dell’immobilismo della sua Conferenza Episcopale sarà efficace se riuscirà a collegare tutti i cattolici tra loro e con Cristo, rivolgendosi anche ad altri cristiani, ricercatori di Dio, e sfidando benevolmente i non credenti con le sue opinioni.

Con l’arrivo nel piazzale sulla sommità dell’altura, termina questa terza Via Crucis francescana transfrontaliera: Gesù è deposto nel sepolcro. Prima di entrare nel Santuario, il panorama che si presenta agli occhi dei francescani e dei fedeli italiani e sloveni è quello di una città senza confini che brilla nella luce calda del tramonto in quest’ultima domenica d’inverno dal sapore e tepore primaverili.

Monica, che con le sue stampelle è rimasta ad aspettare i pellegrini mentre il sole prima alto in cielo cominciava la sua discesa oltre l’orizzonte, accoglie bambini e ragazzi offrendo loro caramelle e cioccolatini che attirano anche adulti e anziani.

L’arcivescovo Carlo benedice i cittadini di questo territorio che, con Cristo, si apprestano a vivere con fede l’appuntamento del Giubileo 2025.

In mezzo a loro, eccoli: Roberto e Raffaella! Prima dell’ormai prossimo evento di GO2025, sono stati loro a credere che Gorizia e Nova Gorizia potessero diventare capitale della cultura europea. Con i pezzi dell’ultimo muro d’Europa, nel 2004 hanno cominciato a costruire il ponte di pace che unisce queste due città. Al loro sogno si sono uniti i francescani delle due fraternità OFS e FSR insieme agli assistenti di Gorizia e Kapela, padre Giorgio Cavedale e padre David Srumpf, e a poco a poco le due comunità con una cultura, una tradizione, una lingua diverse ma con la stessa fede, lo stesso cuore, gli stessi sentimenti.

Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi.

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta l’Italia.

(santa Caterina da Siena)

A Siena per lavoro, Roberto e Raffaella, s’imbatterono in questa frase.

Sul Bomba day, scende ormai la sera. Qualcuno era impegnato nelle operazioni di disinnesco di bombe di una guerra che ha ferito questa terra di confine.

Qualcun altro, invece, ha portato fuoco di pace in questo pezzetto d’Italia e di Slovenia. Preghiamo perché questo fuoco non si spenga all’imbrunire ma possa divampare in tutto il resto del mondo dove le guerre scoppiano ancora.

Silvia Scialandrone, OFS Gorizia

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09/03/2024 – “Rabdomanti” assetati di pace, di Paolo, OFS Gorizia

Rabdomante. Una parola che continua a riecheggiare nelle nostre orecchie e nelle nostre menti.
Era la prima domenica di gennaio. Il nostro Vescovo, durante il tradizionale “Incontro davanti al
Presepe” organizzato dai francescani secolari di Gorizia e Kapela (Nova Gorica), ispirò i fedeli con
questo termine.

Rabdomante evoca nel contempo una “professione” e tempi remoti, sospensione tra riti ancestrali e
un’aura di “magia”.

Rabdomante, ovvero chi per mezzo di un ausilio, generalmente una bacchetta di legno, è in grado di
individuare, oltre a giacimenti di vario genere, vene di acqua specie in zone desertiche e in periodi di
siccità.

Questa terza Via Crucis francescana transfrontaliera che vivremo domenica 17 marzo ha colto tale
input perché si è sempre più pervasi dall’impressione che il bene della pace si stia prosciugando
dalla faccia della terra per lasciare posto ad un deserto ardente di conflittualità. Raccogliamo l’invito
di lenire la nostra ed altrui arsura con dell’acqua, acqua viva come quella che Gesù offrì all’ignara
samaritana presso il pozzo.

In cammino assieme a tutti coloro che si sentono costruttori di pace, e quindi figli di Dio, vogliamo
contemplare la salita di Gesù al Golgota e la conseguente discesa della salvezza per l’umanità.

Partiremo dalla Chiesa dei Cappuccini alle ore 15 e raggiungeremo il santuario della Castagnevizzasalendo dalla storica e rinnovata via della Cappella.

Mediteremo passo dopo passo, stazione dopo stazione, su quanto scritto da bambini e ragazzi della
martoriata Terra Santa. Per accompagnare Gesù, portando anche noi la nostra croce, sicuramente ed
incommensurabilmente meno gravosa della sua.

Ci faremo samaritani gli uni verso gli altri perché la croce portata con l’aiuto di un altro è più
sopportabile.

Vincendo la forza di gravità arriveremo al Santuario della Castagnevizza e da lassù abbracceremocon lo sguardo Gorizia e Nova Gorica, Italia e Slovenia, Occidente ed Oriente. Avremo sotteso unpiccolo ponte che congiunge due rive, anelando di percorrere il ponte che Gesù ha edificato con ilsuo sangue da questa terra al Cielo.

Paolo Tavano, OFS Gorizia

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