Nel Venerdì Santo una Croce attraverso i confini – 18/04/2025

Via Cruci sTransfrontaliera 18/04/2025

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18/04/2025 – «Un cammino tra Croce e Speranza», di Silvia, OFS Gorizia

Nel Venerdì Santo del 2025, in occasione di Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della Cultura, la tradizionale via Crucis Transfrontaliera, che si svolge ormai dall’anno 2022 e che vede insieme le due Fraternità Francescane di Gorizia e Nova Gorica, si allarga e diventa la via Crucis cittadina transfontaliera, che questa volta vede insieme, oltre alle due Fraternità, le Diocesi di Gorizia e di Koper. Il percorso si snoda dalla chiesa Maria Santissima Regina, nel quartiere di Montesanto a Gorizia fino al Santuario della Kostanjevica in territorio sloveno. L’appuntamento è presso la chiesa di Montesanto alle 20.30.

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18/04/2025 – «Un cammino tra Croce e Speranza», di Silvia, OFS Gorizia

Un cammino tra Croce e Speranza.

Così si legge, nell’introduzione del libretto bilingue consegnato ai primi 250 fedeli giunti alla Chiesa di Maria Santissima Regina la sera del Venerdì Santo per la prima Via Crucis transfrontaliera tra Gorizia e Nova Gorica.

Altri 400 o 500 libretti sono stati scaricati sui telefonini dai pellegrini che non sono riusciti ad avere la copia cartacea.

Ma anche un cammino del buio alla luce, dal passato al futuro, dalla Capitale europea della cultura alla Capitale della cultura europea.

Il percorso della Via Crucis transfrontaliera che geograficamente non è ad anello, simbolicamente viene rappresentato dal logo che vede Nova Gorica e Gorizia unite in un cerchio perfetto, segno di pienezza, completezza e unità: si parte dalla Chiesa di Maria Santissima Regina per arrivare al Monastero di Castagnevizza.

La Parrocchia di Maria Santissima Regina, istituita nel 1964, è stata guidata da don Fulvio Demartini per quasi cinquant’anni, fino alla sua morte avvenuta il 18 aprile 2003. Anche quel giorno di 22 anni fa era un Venerdì Santo. A raccontare la sua storia è don Fulvio Marcioni, suo allievo prediletto, che ricorda la figura di quel prete friulano, originario di Villesse, che trascorse tutto il suo ministero sacerdotale a Gorizia dove guidò il Villaggio del fanciullo, creò il Centro di addestramento professionale e imparò lo sloveno. Sua è la grande croce di legno che, ogni anno, vien usata per la tradizionale Via Crucis cittadina e dietro cui, quest’anno, camminano i fedeli italiani e sloveni che il primo parroco di via Montesanto ha cercato di unire nei suoi oltre 50 anni di servizio.

Proprio nel 2025, inoltre, ricorre l’ottavo centenario del Cantico delle Creature, scritto da Francesco ad Assisi nel 1225: un inno che attraversa i secoli e che oggi

torna a parlare all’Europa, unita nel sogno di una cultura cristiana della fraternità.

Furono i francescani secolari di Gorizia nel 2004, a seguito dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea e della contestuale caduta del muro che divide in due la piazza detta della Transalpina per la metà italiana e Trg Evrope per la metà slovena, a cercare i fratelli vicini oltre i confini che ancora resistevano: quelli non fisici.

Ma per arrivare ad un primo momento di preghiera davanti al presepe di Sveta Gora (Santuario di Montesanto) c’è voluto qualche anno. La speranza, attesa di qualcosa che ci è già stato donato e fedeltà al dono ricevuto, è stato il compito che Roberto e Raffaella, presenti anche oggi, hanno coltivato e messo a frutto per il bene di tutti i fratelli italiani e sloveni, quelli che con loro si sono incontrati la prima volta l’8 gennaio 2008 e quelli che a loro si sono uniti in oltre un ventennio. Proprio all’inizio di quest’anno, il 12 gennaio, s’è svolto il XVIII Incontro fraterno davanti al presepe.

Cristina Luciano e Kristina Skibin, l’una italiana e l’altra slovena, entrambe insegnanti, guidano, insieme a monsignor Carlo Redaelli, Arcivescovo di Gorizia, e a don Bogdan Vidmar, delegato dal Vescovo di Koper, le centinaia di pellegrini di speranza che hanno trasformato il sogno di una Via Crucis transfrontaliera in realtà. La speranza è anche il filo conduttore di questa Via Crucis che si intreccia con il tema del Giubileo.

La speranza cristiana ci assegna per posto quella stretta linea di crinale, quella frontiera dove la nostra vocazione esige che noi scegliamo, ogni giorno ed ogni ora, d’essere fedeli alla fedeltà di Dio per noi.

(Madeleine Delbrêl)

Sei tappe seguono alla prima, sul sagrato della Chiesa di Maria Santissima Regina, una più suggestiva dell’altra. All’incrocio tra via Caprin e via Ciconi, oltre la croce di legno che contrassegna la seconda tappa, s’intravede in alto il Monastero di Castagnevizza; la stazione della Transalpina si staglia, illuminata nell’imbrunire della sera, dietro alla terza croce e al cerchio di fedeli che riempie la piazza omonima e che spezza la Parola come il pane e il vino dell’ultima cena, segno di comunione tra Nova Gorica e Gorizia; al Valico del San Gabriele, oltre il cartello che segna l’inizio dell’Italia e la quarta croce, i poliziotti di frontiera sono il segno di quei confini che non sono ancora caduti, quelli nel cuore e nella mente; entrati in Slovenia, lasciate le due città alle spalle, la strada che fiancheggia il bosco si fa in salita e, al primo tornante, solo i faretti rendono visibile la quinta croce in questa storica notte tra il cielo e la terra; a metà di una stretta e ripida scalinata la sesta croce, presagio di qualcosa di più grande e più bello come i vasti prati e i cespugli fioriti che ricoprono i dolci pendii del colle su cui svetta il Santuario francescano a cui, finalmente, si giunge dopo un paio d’ore accompagnati da meditazioni e canti che si alternano, in italiano e in sloveno, a pause di silenzio e riflessione. Sul sagrato antistante il Monastero di Castagnevizza non v’è dubbio:  sulla grande croce, in mezzo ad altre due, sui cui bracci svolazza un drappo di lino, sono appesi una corona di spine e il logo che ha indicato lungo tutto il percorso la giusta Via ai pellegrini. Il passato di quel legno ha in sé la promessa del futuro: “Io sono la Risurrezione e la Vita.” (Gv 11, 25). La Verità ha lo stesso colore del presente, dell’Isonzo e della cartolina con stampato il logo che ogni pellegrino riceve alla fine di questa prima Via Crucis transfrontaliera come una credenziale: verde smeraldo. 

Da lassù la vista spazia sulle due città i cui contorni sono definiti dalle luci, non dai confini, e sui volti di quelle centinaia di persone di cui la fiammella delle candele svela i lineamenti, non la cittadinanza.  Da lassù ci si rende conto di chi sono e quanti sono i veri protagonisti di questa Via Crucis transfrontaliera: uomini e donne, giovani e anziani che hanno creduto, camminato, cantato, suonato e pregato insieme per la pace.

Quello che rimarrà di GO!2025 è tutto lassù: non grandi eventi, non innumerevoli appuntamenti, non partecipatissime manifestazioni. Rimarranno solo le relazioni fra due popoli, esempio per il mondo intero che una Capitale europea della fraternità è possibile oltre ogni differenza di lingua, costumi, cultura, tradizioni, religione.

Dobbiamo ai cittadini di queste terre il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto alle lusinghe sterili e pericolose dei nazionalismi, che hanno arrecato tanti gravi danni.

Le due città hanno coraggiosamente trasformato la prossimità geografica delle due identità in un’opportunità, dando vita a un esempio inestimabile non soltanto per i nostri due Paesi, ma per l’intera Europa e per i valori che il progetto europeo rappresenta. La comune esperienza di Capitale Europea della Cultura Transfrontaliera per il 2025 è una pagina di speranza e di fiducia nei popoli europei, nella capacità dell’Europa di costruire storia, seguendo i suoi valori.

(Sergio Mattarella)

Penso a tutte le persone che avrebbero voluto essere quassù ma non hanno potuto.

A volte si deve scegliere fra due famiglie: è stato così per Carlotta e Daniele che, da nonni, hanno accompagnato Michele con i lupetti alla Via Crucis cittadina di Cervignano. A volte è la vita a scegliere per te: contro la malattia Anna, Graziella, Lina, Liviero hanno perso una battaglia, ma con il cuore e lo spirito hanno vinto anche questa sera.

Quassù, vicino a me, ci sono Gianna e Mario: di loro ho impressa nella memoria quel guidare ed affidarsi che non hanno bisogno di parole per spiegare la carità e la fede. Ado e Gianmarco: tra i primi compagni di Roberto e Raffaella nel cantiere di costruzione di ponti e restauro di rapporti fraterni alla scuola di fra Giorgio Cavedale.

Francesca e Luciano: grazie ai loro servizi fotografici e ai loro racconti di viaggio possiamo documentare questa Via Crucis e tanto altro sul sito, sui giornali e sui social.

Mauro: tra le sue ciglia si impigliano lacrime di commozione e gocce di pioggia che cominciano a scendere insieme alla benedizione finale sulle note di “Resta qui con noi.””

Paolo: sua la composizione che, ispirata al Canto della Creazione, ha scritto in versi dopo aver raccolto pensieri, emozioni e sentimenti in prosa della sua fraternità.

Monica: come di papa Francesco si dirà che butta il cuore oltre l’ostacolo del suo respiro verso il respiro del mondo, così lei butta il cuore oltre l’io per amore del noi.

Sara: sua la voce femminile che si alternava a quella maschile di Paolo della lettura della laude alle cadute di Gesù, chicco di grano che solo morendo può dare frutto.

Tra pochi giorni, con Marco, festeggerà le nozze d’argento. Ed io, quassù, ritorno a 25 anni fa: ne avevo 19 e questa città era troppo stretta per i miei sogni troppo grandi.

Alzo gli occhi mentre la pioggia cade dal cielo e spero che davvero questa Via Crucis transfrontaliera non passi senza aver realizzato ciò per cui è stata desiderata: fare di Gorizia e Nova Gorica la Capitale cristiana della fraternità e la Città della pace.

Fra Bostjan, guardiano del Convento, ci invita ad entrare: in cucina, attorno ad un tavolo, questi miei fratelli e queste mie sorelle gioiscono insieme al Vescovo Carlo e a don Bogdan per la riuscita di questa Via Crucis tradizionale per la città di Gorizia, inconsueta per quella di Nova Gorica. Mai, prima di questo Venerdì Santo, i fedeli sloveni hanno partecipato ad una Via Crucis fuori dalle Chiese e in mezzo alla gente!

Guardo Roberto e Raffaella: davvero tutto è impossibile finchè qualcuno non ci prova!

Anche il loro amore sembrava impossibile. Non per loro che hanno avuto anche Mosè.

Vicino a loro, in piedi, Lorenzo. Seduta un po’ più in là, come se ci conoscesse da sempre, Paulette. Un nuovo fratello, una nuova sorella? Chissà! Lo sa Lui!

Prendo tra le mani la tazza di the caldo e, mentre sorseggio, penso che forse il sogno che Lui aveva per me ha il sapore di frutti di bosco e il gusto dei baci di dama.

Chiudo gli occhi un istante, torno con la mente a quando avevo 19 anni: forse una città mi stava troppo stretta perché ce ne volevano due. O forse i miei sogni erano più piccoli di quanto credessi perché allora non ci sarebbe stato posto per tutto questo.

Ehi, Tu…grazie!

Se alcune vite formano un cerchio perfetto, altre assumono delle forme che non possiamo prevedere né comprendere appieno. Il dolore è stato parte integrante del mio percorso, ma mi ha fatto capire che niente è più prezioso di un “grande amore” per il quale essere per sempre grati alla vita.

(Nicholas Sparks)

Silvia Scialandrone, OFS Gorizia

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